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Il Torneo Sei Nazioni: la Scozia e il Rugby

10 November 2014 Tempo di lettura 5 min 0 recensioni

Era il lontano 1823 quando William Webb Elliss, un studente inglese della cittadina di Rugby, decise di infrangere per sempre le regole del calcio. Durante un match, prese la palla al volo, cioè con le mani, una mossa all’epoca permessa dal regolamento, e iniziò a correre verso la linea di fondo del campo avversario. La cosa stupefacente è che avanzò fino alla porta avversaria, depositandola a terra al grido di “meta!” (questo sì che non era permesso), davanti agli spettatori esterrefatti.

Targa Commemorativa a William Webb
Targa Commemorativa a William Webb

O almeno, questa è la versione che gli appassionati di rugby adorano raccontare. Uno sport nato sul campo e frutto della trasgressione calcistica e della spontaneità.

Dopo anni di divergenze sulla nuova regolamentazione, nel 1871 nasce finalmente il “Rugby Football Union”, che sancisce l’entrata in campo della prima palla ovale. Il tocco con il piede si fa più difficile, viene definitivamente abolito l’hacking (possibilità di dare calci negli stinchi), ma rimangono validi il gioco con le mani e il placcaggio (ma non alle gambe). Il numero dei giocatori venne fissato prima a 20, e poi a 15 qualche anno più tardi (1875-76).
Attualmente si disputano più di venti tornei di rugby nel mondo e la loro differenziazione prevede rugby a 15, a 13, a 9 o a 7.

Una battaglia di 80 minuti

Il rugby è stato considerato per molti decenni uno sport elitario, praticato nelle public school (cioè scuole indipendenti/private) dell’aristocrazia inglese, stereotipo superato quando nuovi club dell’Union Rugby cominciano a nascere in Galles, riunendo questa volta minatori, operai e piccolo-borghesi. Negli anni Novanta l’avvento del professionismo e l’attenzione mediatica cambiano il volto e la popolarità del rugby, in certi casi sacrificando lo stesso regolamento in nome della spettacolarità, ma senza mai rinunciare al perentorio comportamento sportivo.

Scuola di Rugby
Scuola di Rugby

Il rugby infatti è uno sport di combattimento, di gruppo, metafora di una battaglia. Le regole del gioco prevedono molti momenti di contatto tra i giocatori, e la loro minima infrazione potrebbe condurre a infortuni seri e spiacevoli. Difficilmente la squadra segna grazie all’abilità di uno, ma sempre per una strategia di gruppo, uno schema studiato e preparato, proprio come in un esercito. Si gioca con il massimo impegno e sportività: all’avversario non viene lasciata tregua, ma guai a non rispettarlo fino alla fine del gioco.

Quattro, cinque…sei nazioni!

Il Sei Nazioni è il torneo più antico del rugby mondiale. La storia di questo torneo è stata tanto spontanea quanto la nascita stessa del rugby. Al suo inizio nel 1883, le quattro squadre partecipanti, Inghilterra, Galles, Irlanda e Scozia si sfidavano annualmente nella Home Championship, in una serie di incontri detti “Test match”. La prima edizione fu vinta dall’Inghilterra. Da quella data e per oltre un secolo la competizione non prevedeva né regolamentazioni né un calendario. La logica era quella di un evento spontaneo all’insegna di rapporti corretti fra persone sportive, tanto da arrivare addirittura a saltare alcuni incontri o ad attribuire vittorie ex-equo, senza seguire uno schema ben preciso.

Squadra di Rugby della Scozia (1871). Wikipedia.org
Squadra di Rugby della Scozia (1871). Wikipedia.org

Nellinverno del 1910 la Francia entra ufficialmente a far parte del torneo – che diventa “Cinque Nazioni”, e solo novanta anni dopo anche l’Italia esordisce per la prima volta, scontrandosi con la squadra vincitrice dell’ultimo torneo, cioè la Scozia. Dopo anni di lavoro e determinazione, gli azzurri riescono ad entrare nella rosa del rugby internazionale, e l’evento prende definitivamente il nome ufficiale di “Torneo delle Sei Nazioni”.

Durante questi anni il Torneo delle 6 Nazioni ha conosciuto momenti di alta tensione che in alcuni casi hanno minato la realizzazione stessa dell’evento. Vediamoli insieme.

Curiosità

  • La spontaneità può essere davvero considerata la parola chiave della storia del Torneo delle 6 Nazioni, che nel 1973, quando è ancora il “Cinque Nazioni”, si conclude con due vittorie e due sconfitte per tutte le squadre partecipanti. Praticamente risultano tutte vincitrici. Un fatto clamoroso nella storia della competizione, il cui epilogo sarà l’assegnazione della vittoria ex-equo a tutte le squadre, non prevedendo la regolamentazione alcun criterio discriminante.
  • Un anno prima il torneo non era giunto nemmeno al termine, perché Galles e Scozia si erano rifiutate di giocare a Dublino. Siamo in un periodo molto teso della storia inglese e irlandese, ricordati soprattutto con la triste “Bloody Sunday” di Derry, in Irlanda del Nord, quando parte dell’esercito di paracadutisti britannici aprì il fuoco contro una folla di manifestanti per i diritti civili, colpendone 26.
  • Nel 2001 un’epidemia di afta epizootica, una malattia contagiosa che colpisce principalmente bovini e suini, blocca per l’intera stagione il torneo delle Sei Nazioni. Un problema che condizionerà l’evento a livello logistico, e molte partite saranno rimandate e recuperate mesi dopo.

    Stadio di Croke Park a Dublino. Wikipedia.org
    Stadio di Croke Park a Dublino. Wikipedia.org
  • Il 2007 è un anno importante per la storia del Sei Nazioni. Come sfondo, lo storico stadio del Croke Park a Dublino, da dove la disputa di tornei di calcio e rugby, entrambi di origini inglesi, era stata vietata dopo il Massacro di Croke Park, un’altra “Bloody Sunday”, nel 21 Novembre 1920. Riammessa finalmente nel gioco, lInghilterra subisce dall’Irlanda il più grande passivo della storia del torneo, 43-13. Inoltre, nell’ultima giornata del torneo, quattro squadre hanno matematicamente la possibilità di aggiudicarsi la vittoria. Il Grande Slam sarà però vinto dalla Francia, con una sfida che accende gli animi degli spettatori.
  • Il 24 Febbraio 2007, l’Italia batte la Scozia in trasferta con lo strepitoso punteggio di 37-17 . Le prime tre mete segnate nei primi sette minuti. Dopo otto anni, venti partite (con diciotto sconfitte e un pareggio), l’Italia, finalmente e meritatamente, vince la prima partita in trasferta nella storia del 6 Nazioni, la quarta in totale. E al Murrayfield di Edimburgo è festa grande, per la squadra e per i seimila fedelissimi tifosi. Un’annata fortunata per la nazionale, che riesce a battere anche il Galles allo stadio Flaminio. Sergio Parisse viene eletto Man of the match.

Molto più di un trofeo

Una nota a parte meritano la varietà di trofei e premi simbolici che vengono aggiudicati durante questa competizione.

Trofeo del Sei Nazioni. Wikipedia.org

Il Trofeo del Campionato Sei Nazioni è il premio ufficiale che si aggiudica la squadra vincitrice. La prima fu la Francia nel 1993. La coppa d’argento di 5.78 kg, voluta dal conte di Westmorland, ha quindici lati, che rappresentano i quindici giocatori, e tre maniglie (l’arbitro e i due giudici di linea). Intorno alla base di legno del trofeo si trovano gli emblemi di ciascuna delle sei Federazioni nazionali, ma a parte questa novità la coppa non sembra riportare simbolicamente gli aggiornamenti del passaggio da cinque a sei nazioni. In uno scomparto segreto sono custoditi i simboli delle cinque squadre, per tutta la durata del campionato, e la capacità del trofeo corrisponde esattamente a cinque bottiglie di champagne, una per ogni nazione partecipante. A proposito di champagne, il trofeo ne era così deteriorato che fu necessario sostituire l’argento della parte interna con oro a 22 carati!

Fino a questo momento l’unico trofeo riconosciuto era la Triple Crown, assegnata alla squadra che riusciva a battere le altre tre durante la disputa dell’allora Home Championship, ossia quando le nazioni erano quattro. L’idea di introdurre un piatto in argento per simboleggiare la vittoria risale soltanto al 2006, quando la Royal Bank of Scotland, sponsor ufficiale del torneo, ne commissionò uno apposito per dare un volto a quello che era conosciuto come “trofeo invisibile”.

Ma non finisce qui. La squadra che si aggiudica il primo posto del Sei Nazioni, vincendo tutte le cinque partite, si aggiudica il Grand Slam. Attualmente il primato è dell’Inghilterra con 12 Grand Slam, seguito da Galles e Francia. La nazionale irlandese ha dovuto aspettare 61 anni prima del suo primo Grand Slam, mentre L’Italia non è mai riuscita a vincerne uno. Il Whitewash, invece, viene assegnato alla squadra che perde tutte le partite.

Calcutta Cup, che giocano la Scozia e l'Inghilterra. Wikipedia.org
Calcutta Cup, contesa tra Scozia e Inghilterra. Wikipedia.org

Il Calcutta Cup, uno dei trofei più antichi del rugby, deve invece il suo nome esotico ad un match disputato a Calcutta il giorno di Natale del 1872. Il successo dell’evento portò alla formazione del “Calcutta Football Club”, club di vita brevissima. Quando venne sciolto, le rupie d’argento avanzate dalla cassa del club furono fuse per creare questa coppa. Bellissimo esempio di artigianato indiano, dal 1878 viene donata alla nazionale vincente tra Inghilterra e Scozia, solo quando si affrontano nel Sei Nazioni.

Tra i premi minori non possiamo non citare il Trofeo Giuseppe Garibaldi, il premio che si aggiudica annualmente la vincitrice tra la Francia e l’Italia.

Chiudiamo questa sezione dedicata a trofei e premi del Sei Nazioni di rugby con il riconoscimento forse più goliardico di tutta la competizione, il Cucchiaio di Legno, un titolo simbolico per la squadra che arriva per ultima. La tradizione risale al 1824 quando all’Università di Cambridge gli studenti regalavano un cucchiaio di legno ai colleghi che avevano i voti più bassi. L’Italia ne ha collezionati ben 10, aggiudicandosi il conteggio più alto tra tutte le squadre.

L’Italia

Partita Scozia-Italia a Edimburgo in 2007. Wikipedia.org
Partita Scozia-Italia a Edimburgo in 2007. Wikipedia.org

L’Italia è entrata timorosa all’inizio del nuovo millennio a far parte di uno dei club più prestigiosi del pianeta, raccogliendo i frutti del lavoro dell’allenatore George Coste, colui che fa compiere al rugby italiano il salto di qualità. Una squadra cresciuta a suon di sconfitte e cucchiai di legno, ma cresciuta, e pronta a scrivere la storia di questo sport. Nel rugby la tradizione conta tantissimo e bisogna costruirla poco a poco, anno dopo anno. E nulla accade individualmente. È il gruppo a scandire il successo o meno di un match, e inevitabilmente, di questo gruppo facciamo parte anche noi tifosi.

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